“Io sono il suono nell’etere” (B.G.: 7.8)
Mio fratello
maggiore aveva i biglietti per una “Retrospettiva su Bach” e m’invitò ad andare
con lui. Avevo appena letto un libro sulla vita di questo famoso compositore e
vidi in questo invito l’opportunità di stare insieme con un caro congiunto che
vedo troppo raramente. Bach nacque in Germania nel 1685 e fu cresciuto come
cristiano evangelico luterano. Provava grandissimo piacere nel comporre canti
ispirati alla Bibbia. Poiché la sua opera segna un culmine della
civiltà occidentale, mi sentii rincuorato nel leggere che gran parte di essa
era basata sulla religione e sulla spiritualità. Nel programma si citavano
altri geni della musica, che dimostravano anch’essi di essere completamente
assorti nella coscienza spirituale. Beethoven aveva scritto: “La musica è
l’elemento di mediazione tra la vita intellettuale e quella dei sensi, l’unico
ingresso spirituale in una realtà più elevata.”
“La musica loda
Dio,” diceva Stravinsky. “La musica riesce a lodarLo come e meglio della
costruzione di una chiesa con tutte le sue decorazioni; la musica è il più
grande ornamento della chiesa.” Molti dei migliori musicisti del mondo nel
periodo classico della musica occidentale si sono dedicati a Dio. Forse si
trattava dell’enfasi religiosa di quel tempo. Si può pensare che i più famosi
musicisti vedevano la musica, come tutto il resto, come un dono, un bene da
usare al servizio del Signore. Entrando nella sala del concerto, ebbi appena il
tempo di scambiare qualche idea con mio fratello. Espressi la considerazione
che i sentimenti di gioia suscitati dalla musica, dagli inni e da una melodiosa
glorificazione di Dio possono essere un tipo di teologia sonora, in cui sia
l’esecutore che l’ascoltatore possono comprendere il divino altrimenti
difficile da percepire con altri mezzi.
Come la maggior
parte degli altri nella sala, però, mio fratello era naturalmente più
interessato ad ascoltare la musica che a fare considerazioni filosofiche su di
essa. Dissi alcune parole sull’uso della musica come mezzo per l’avanzamento
spirituale. Egli mi rispose con un forte “shhh!” e ci mettemmo a cercare i
nostri posti. Cominciai a riflettere sulla tradizione da me seguita, il
Vaisnavismo o coscienza di Krishna. Ricordai di aver letto che molti versi del Sama
Veda sono gli stessi del Rig Veda ma con una metrica più
melodiosa. Pensai anche agli scritti dei saggi vedici e al fatto che i versi
sanscriti, come anche quelli in bengali della tradizione Gaudiya Vaisnava,
usano metriche e melodie diverse. La nostra tradizione Vaisnava ci
dice che tutte le parole di Dio sono canti. Alcuni esseri più elevati citati
nella letteratura vedica sono spesso musicisti. Sia la dea Sarasvati sia il
saggio celeste Narada suonano la vina (il liuto indiano).
Siva esegue con
eleganza la Sua danza cosmica alla fine del tempo e lo fa al suono del suo
tamburo dindin. Krishna affascina i Suoi puri devoti con le note dolci del Suo
flauto magico e con la dolcezza della Sua voce. Come Srila Prabhupada scrive
nel Libro di Krishna: Dio, la Persona Suprema (Capitolo 33): “In
verità il mondo intero è pervaso dal canto di Krishna, che però viene
apprezzato in modo diverso dai diversi esseri viventi.” Dallo Srimad-Bhagavatam
(3.12.47)
apprendiamo che Brahma creò le sette note originali della musica e le usò per
creare l’universo. Srila Prabhupada nel suo commento scrive: Le note musicali
sono sa, ri, ga, ma, pa, dha e ni. Tutti questi suoni appartengono in origine
allo sabdabrahma, la vibrazione spirituale... In ultima analisi non
esiste nulla di materiale, perché tutto ha origine nel mondo spirituale. La
manifestazione materiale è dunque giustamente considerata un’illusione nel vero
senso della parola.
Per le anime
realizzate non esiste niente che non sia spirituale. Queste due ultime frasi
sono particolarmente significative: mentre ogni suono è in definitiva
spirituale – e uno studente avanzato nelle scienze spirituali può facilmente
percepirlo – esiste una gradualità per coloro di noi che non sono così
avanzati. Alcuni suoni possono trascinarci ancor più nell’illusione. Mentre
pensavo queste cose, persi temporaneamente il filo dei miei pensieri
abbandonandomi alla consapevolezza esterna della composizione di Bach che
veniva eseguita davanti a me. Mi chiedevo che cosa avrebbe pensato di questi
suoni Srila Prabhupada, un puro devoto, che poteva percepire le loro vere
vibrazioni spirituali – avrebbe detto che questi suoni sono purificatori e tali
da portarmi più vicino a Krishna o no?
Bach creava i
suoni alla ricerca di Dio, perché desiderava profondamente conoscere il suo
creatore, di vederLo e di sentirLo. Perciò ero certo che questi suoni avevano
una maggiore capacità di elevare rispetto, diciamo, a quelli stridenti del rock
o del rap, che normalmente si concentrano su argomenti materiali, con code
sonore che provengono dalla passione e spesso dal tormento. Tuttavia, anche se
al confronto la musica di Bach è spirituale o se perlomeno riflette un tipo di
virtù, quanto potrebbe essere valida nel portare una persona alla destinazione
definitiva? In breve, quanto è pura?
La Musica
Vaisnava
Il mio pensiero
tornò alla musica Vaisnava. Il principio Vaisnava è usare la
musica per compiacere il Signore ed aiutare le persone a progredire nella
perfezione spirituale. Non è arte per l’amore dell’arte – o musica per amore
della musica. È musica per l’amore di Dio. Dunque la vera musica spirituale,
dal punto di vista Vaisnava, deve essere fondata sui principi
devozionali. Essa deve nascere dalla purezza, portare chi l’ascolta alla
purezza e concludersi facendo crescere la purezza di chi ascolta. Idealmente,
dovrebbe essere libera dall’ego o dalla sfoggio ostentato di virtuosismo. Essa
si concentra piuttosto sull’accrescere il sentimento di servizio a Dio, generando
amore per Dio, la Persona Suprema. Questo pensiero portò la mia mente ai rasa-lila
di Krishna. Secondo il Bhakti-ratnakara, una Scrittura in bengali del
diciassettesimo secolo, l’origine della musica Vaisnava è in realtà
questa amorosa danza in cerchio del Signore, in cui Krishna e le Sue amiche
pastorelle, le gopi, usano numerosi strumenti musicali per
accompagnare i loro molti sogni d’amore.
La Quinta
Onda (capitolo) del Bhakti-ratnakara inizia con una lunga parte
dedicata alla musica Vaisnava. Essa spiega la complessità della
glorificazione del Signore con varie melodie e vari strumenti, e conclude
dicendoci che il kirtana, il canto collettivo nel quale i devoti
s’impegnano attualmente, è il culmine dell’esperienza musicale che usa ritmi (tala)
tonali e politonali, che fissa strutture melodiche (raga), gesti che
esprimono le emozioni (abhinaya) e perfino la danza (natyam).Tutte
queste caratteristiche sono presenti nel rasa-lila. Per i devoti,
naturalmente la musica si concretizza nel kirtana, la forma più
importante di musica perché dedicata al cento per cento alla glorificazione di
Dio. Gli stili musicali Gaudiya Vaisnava, come il garanhati
di Narottama Dasa, il manoharshahi di Srinivasa e il reneti
di Syamananda, usano tecniche diverse anche se molte delle sfumature oggi sono
perse per noi. Il garanhati per esempio inizia lentamente e in modo
melodioso, con un semplice battito che gradualmente costruisce una maggiore
complessità e alla fine un crescendo ricco di canto e danza.
A differenza
dalle altre forme di kirtana, questa forma speciale della musica Vaisnava
comprende sempre liriche che glorificano Sri Caitanya (gaura-candrika)
prima di glorificare Krishna. L’essenza di queste tecniche è stata trasmessa da
maestro a discepolo e lo spirito costitutivo di questi spettacoli di kirtana
si può trovare in ogni tempio Hare Krishna. Mentre tutte le forme di musica
dovrebbero glorificare il Signore, la musica del kirtana è dedicata
esclusivamente a questo scopo e noi possiamo parteciparvi secondo il desiderio
e lo spontaneo sentimento del nostro cuore. Le Scritture e i maestri Vaisnava
del passato definiscono la musica come una scienza dettagliata, ed è vero.
Quello che però veramente cercano di trasmettere è il bhava o emozione
del kirtana. È questo che trasporta una persona fino al regno di Dio.
Cantare i nomi di Dio è l’essenza della musica e i Vaisnava si
concentrano su questo aspetto del suono trascendentale.
La
Musica come Espressione Devozionale
“Ti è piaciuta
l’esecuzione?” mi chiese mio fratello alla fine del concerto. Distraendomi
dalla mia meditazione sulla musica Vaisnava gli risposi di sì. La
finalità essenziale di Bach, pensai, è concentrata sull’uso della musica in
modi devozionali e questo è proprio ciò che la tradizione Vaisnava
indica come scopo della musica. “Penso che a Bach sarebbe piaciuta la visione
cosciente di Krishna del mondo spirituale,” dissi. “L’antichissimo testo
conosciuto come Brahma-samhita (5.56) dice: ‘Nel mondo spirituale ogni
passo è una danza e ogni parola è un canto’. La musica pervade il mondo
spirituale. E i devoti di Dio che sono nel mondo presente riempiono le loro
vite con canti e danze devozionali per prepararsi ad entrare nel regno dei
divertimenti di Krishna pervaso dalla musica.” Lasciando dietro di noi l’eco dell’ispirante
musica devozionale di Bach uscimmo dalla sala del concerto ed entrammo nella
cacofonia dei suoni delle strade di New York City.
(articolo tratto dalla rivista Ritorno a
Krishna)